Molti genitori, spesso anche insegnanti, contattano GenderLens perché non sanno come comportarsi di fronte ad una persona, anche molto piccola, che afferma di non identificarsi con il genere assegnato alla nascita.
Una rivelazione per loro incomprensibile, spesso liquidata come “confusione”.
Di fronte ad una società ostile e transfobica, senza riferimenti positivi in cui poter riconoscere la propria esperienza, la mancanza di un immaginario socio-culturale che sia specchio del proprio vissuto, risulta impossibile, per una giovane persona trans, non binaria, non manifestare insicurezza e paure, soprattutto in assenza un supporto genitoriale affermativo.
Montagne di studi scientifici dimostrano che bambin* trans*, quando hanno sostegno familiare, crescono con la stessa serenità di bambin* cisgender.
Anche l’esperienza con le famiglie di GenderLens lo conferma.
Queste giovani vite non sono confuse, sono le persone adulte ad esserlo.
Bisogna imparare a mettere al centro le istanze, il benessere e i desideri di questa infanzia, non quelle che sono le aspettative della famiglia e della società.
Queste creature vanno ascoltate e rispettare credendo a ciò che sono.
Se non si ritiene “confusa” l’infanzia cis, perché dovrebbe esserlo quella trans?
Di seguito l’intervista a Simo, unə ragazzinə non binariə di 10 anni, cresciutə con amore e rispetto dalla sua famiglia.
Una famiglia che ringrazia Simo per aver avuto la possibilità di scoprire e di imparare, attraverso questa esperienza, la bellezza di un mondo sconosciuto.
Nella conversazione tra Simo e la madre si coglie tutta la sua spontanea saggezza.
Mamma:
“La mamma di Laura sta raccogliendo testi scritti da bambinɜ trans e non binariɜ che verranno poi letti in una manifestazione. Vorresti contribuire?”
Simo:
“Si!!! Io vorrei dire che i politici come…!!!”
Mamma:
“Simo aspetta, non devi pensare ai politici, ci sono anche persone che ritengono di proteggere lɜ bambinɜ pensando siano troppo piccolɜ per sapere di essere trans…”
Simo:
“Ah, ho capito…a loro direi: Siete delle capre ignoranti!!!”
Mamma:
“No, no, aspetta- Riprendiamo la conversazione con una piccola premessa: nei corsi di formazione che GenderLens propone, ci sono tante persone adulte che magari lavorano a scuola, in ospedale…a contatto con bambinɜ
Sono persone che non conoscono la realtà dell’infanzia trans ma non è che vogliono negare a loro diritti.
Spesso chiedono: “Come fa un bambino di 3, 4, 5 anni…a sapere di essere trans?
Non è troppo piccolo?
Non sarà che in realtà è solo confuso?
Cosa possiamo rispondere a queste persone?”
Simo:
“Ma certo che un bambino così piccolo non sa di essere trans!!!
Ma sa che quando le persone lo trattano da bambino si sente a disagio.
Quando le persone lo trattano così e si aspettano che lui si comporti da bambino, si sente molto male, a disagio proprio.
E questo sì lo sa, non è affatto confuso, lo sa perfettamente e a volte si vergogna anche di essere così…”
Mamma:
“Di cosa avrebbero bisogno le bambine e i bambini trans, ad esempio, a scuola?”
Simo:
“Dipende, perché ogni bambino, bambina O BAMBINƏ!! ha bisogno di cose diverse.
Io, ad esempio, non ho voluto cambiare il mio nome ma ci sono bambinɜ che desiderano tanto essere chiamatɜ con un nome che non è quello dato dai genitori…e con i pronomi.
Per questɜ bambinɜ è molto importante usare il nome giusto e i pronomi giusti.
Come è anche importante che le persone adulte si espandano [sic], si aprano a capire che alcuni bambini sono bambini, che alcune bambine sono bambine ma che questo non è così per tuttɜ.
E questo è molto importante perché così lu bambinu trans sarà a scuola felice e tranquillu… ma anche i bambini e le bambine non trans!
Così a scuola imparano che alcune persone sono transgender…”
Mamma:
“Quali sono le difficoltà che trova unə bambinə trans a scuola?”
Simo:
“Anche lì dipende dalla scuola, dalle persone adulte ma penso che la vergogna, la timidezza c’è sempre…
Io alla scuola materna sono stato MOLTO MOLTO MOLTO felice perché si poteva fare quello che volevi: andavi al bagno che volevi, giocavi a quello che volevi, ti travestivi come volevi…
Le maestre non pensavano che ci sono cose da maschio e da femmina…
Ma un giorno che ho voluto portare il vestito da principessa per carnevale, ho sentito molta vergogna e molta paura perché gli altri bambini avevano il costume dei supereroi o dei poliziotti …
Poi quando la maestra non mi ha detto nulla e quando le mie amiche, che erano le persone importanti per me, si sono messe a giocare con me come se niente fosse, non avevo più paura né vergogna.”
Mamma:
“E invece, alla scuola elementare?”
Simo:
“Alla scuola elementare ci hanno messo molto tempo a fare un bagno neutro. Quando ero in terza, la dirigente ha deciso che i bagni del pianerottolo della mia classe non erano più da maschio e da femmina ma che li poteva usare chi voleva.
Però lɜ bambinɜ non hanno capito, perché per due anni [i bagni] erano da maschio e da femmina e hanno continuato a usarli così.
E quando io non li usavo così, mi prendevano in giro tutti, tranne le mie amiche, che sanno che i bagni non sono da maschio o da femmina ma che servono a fare la pipì, lavarsi le mani…”
Mamma:
“Bene, grazie Simo. Io ho finito con le domande. Vuoi aggiungere altro?”
Simo:
“No. Lo posso ascoltare l’audio?
E poi vado a giocare…”