Forse dovevo dirtelo ma non ho avuto il coraggio.
Vedi le cose stanno così…
Fin da quando ero piccolo abbiamo sempre avuto un rapporto invidiabile agli occhi delle altre persone. Dovuto a tutti i problemi che fin dalla tenera età siamo riusciti a risolvere e superare insieme.
Tutte le volte in ospedale, tutti i miei compleanni passati a casa insieme.
Ho sempre sentito di non appartenere al genere femminile, come l’hai sempre dubitato tu e le persone intorno. Ricordo che da piccolo mi chiamavano “masculazzu sbagliatu” (maschio mancato). Sentirmelo dire era come un buco nel petto che riuscivo a colmare solo grazie alle tue attenzioni e ai tuoi abbracci.
Mi rassicuravi dicendo che anche tu da piccola non rispecchiavi i “canoni di femminilità” che la società quasi ci impone.
Mi capitava spesso che le persone con me si rivolgessero al maschile, certo, lo trovavo “non conforme” alla realtà… a ciò che sempre mi è stato detto di dover essere; però mi dava una sensazione così piacevole senza riuscire a motivare il perché di tutto ciò.
Le persone si rivolgevano a me con il mio nome al maschile.
È vero nonostante i capelli lunghi biondi non rispecchiavo per nulla un “aspetto femminile”, specialmente da come vestivo
Nell’età in cui il mio corpo stava cambiando senza il mio volere, mi sentivo così, impotente e piccolo. Adesso non erano solo le altre persone a dovermi dire di essere “più femminile,” ma anche il mio stesso corpo. Sapevo di non poter andare al mare con il costume a pantaloncino e senza il pezzo di sopra. Questa cosa mi fece piangere fin troppo, era quasi un’agonia, finché non iniziai a vedere il modo in cui vestivano le ragazze della mia età.
Mi sentivo “diverso”, anche perché i ragazzi mi vedevano come una ragazza più mascolina, mentre le ragazze mi vedevano come un ragazzo. Allora crollai, decisi di essere “come loro”, pur tenendo il mio stile sportivo di sempre.
Mi feci allungare di nuovo i capelli, vestivo maglie più aderenti, non mi soffermavo più nei reparti maschili quando andavo a fare shopping.
Ma continuavo a non capire quella sensazione di disagio e malessere che avevo in corpo. Sentivo come se le persone che erano attorno a me continuassero a fissarmi. Purtroppo ai tempi mi importava particolarmente il giudizio altrui. Così iniziai a sfidare ciò che avevo nella mia mente contro il mio benessere mentale. Iniziai la prima superiore, in quell’anno successero tante, troppe cose.
Iniziai a capire me stesso e chi io fossi, ma la situazione di papà non aiutò. Avevo bisogno di entrambi i miei pilastri, ma adesso era toccato a me ricambiare il favore di esserlo stati per me. Mi sentii l’uomo di casa, papà in ospedale, tu distrutta cercando di sfuggire In qualcosa di più grande di te, il destino.
Cercavo di non “distruggere” tutti i sacrifici che avevate fatto per questa famiglia, nonostante non ci fosse la presenza di papà. Quando lui tornò cercammo di trovare un equilibrio, ma sapevo che non era il momento di dirvi qualcosa di così tanto grande nonostante voi già dubitaste. Aspettai e aspettai senza trovare mai il coraggio per dirvelo finché il 19/09/2022 riuscisti a farmelo dire tu, mamma, con enormi sforzi.
“Mi sento un ragazzo”, le parole che rimbombavano nella mia testa quando cercavo di dirvelo. Quel giorno fu per me l’inizio della mia rinascita, potevo iniziare a “respirare”, senza dovermi nascondere dalle persone che sapevano non mi avrebbero mai lasciato solo, a cui darei la vita.
So che sarà un percorso in salita, ma con affianco voi avrò la certezza che sarà come una lunga discesa.
Non potrò mai ringraziarti e ringraziarvi per questo enorme regalo.
Ora inizia il mio percorso.
Vi voglio bene.
Noah