La violenza nella struttura di potere che regola i rapporti tra generi, etnie, classe sociale, provenienza geografica, etc.
Rispetto al DDL Zan , che ovviamente è da sostenere, riteniamo però necessario evidenziarne il suo aspetto più grave e carente, la violenza strutturale nei rapporti di potere.
Nella legge di tutto questo non si fa menzione, mentre vediamo bene quanto questa violenza sia articolata in ogni ambito sociale, sanitario, giuridico e istituzionale sia rispetto alle persone trans, sia verso le persone con diverso orientamento sessuale, disabili, donne comprese.
La violenza è presente cominciando già dall’infanzia.
La legge Zan è certo una legge importante che si pone a tutela delle persone lgbtqi+ e disabili ma, a nostro avviso, resta applicabile in modo marginale, senza intaccare minimamente quella violenza strutturale che agisce continuamente sulla vita reale delle persone trans, ma non solo, in modo che tutto resti sempre uguale.
Cambiare
Questa violenza, insita in ogni settore della società, è agita nei rapporti di potere che determinano la vita delle persone, e può cambiare solo se già partendo dalle scuole dell’infanzia si propongono programmi e libri diversi, che siano in grado di ampliare lo sguardo rispetto ai generi maschile e femminile, agli orientamenti sessuali e/o affettivi che esistono, alla disabilità vista non più come una malattia, offrendo le stesse possibilità di conoscenza a bambine e bambini, scevre da pregiudizi e discriminazioni.
Vediamo bene quali conseguenze devastanti offre la realtà rispetto a quell’infanzia trans che non incorre in una famiglia aperta e consapevole e/o ad istituzioni “sensibili” alle differenze. Da qui nasce quell’incolmabile sofferenza che getta negli angoli più oscuri le vite di troppe persone trans, anche piccole. Ma il discorso è applicabile a tutta l’infanzia che dovrebbe crescere libera da pregiudizi, stereotipi e trovare in ogni differenza un valore aggiunto di conoscenza.
Gli episodi di discriminazione sono continui e la violenza agita, soprattutto quella che non si vede, è talmente strutturale che non la si riconosce, diventando parte “naturale” della società in cui viviamo.
E un primo passo per contrastarla è riconoscerla.
Si combatte
cambiando la legge 164, perché l’ autodeterminazione di genere, basata su consenso informato, dovrebbe essere alla base di una nuova legge sul diritto delle persone trans di esistere; si combatte modificando le documentazioni richieste in ogni ambito, da quello scolastico, lavorativo a quello sanitario e non solo, ribaltando poi le norme che regolano l’accesso ai percorsi di affermazione di genere, ai protocolli di patologizzazione, ai documenti per il riconoscimento legale del genere, a quelli di accesso al lavoro…
E’ nel silenzio, rispetto a tutte queste realtà, che si coltiva quella violenza strutturale incistata nei rapporti di potere di questa società in cui si generano enormi discriminazioni e una montagna di sofferenza.
La legge Zan non rimuove nessuno di questi ostacoli.