Quel luogo al mondo dove la gente riconosce 5 generi
C’è un’isola indonesiana, l’Isola Celebes (Sulawesi), nel Pacifico occidentale, dove si trova la città portuale di Macasar. Al porto di Paotere, arrivano i tradizionali velieri prahu per scaricare cetrioli di mare, seppie e tante altre strane creature degli abissi marittimi.
Queste imbarcazioni appartengono al popolo bugi, società di marinai nota per riconoscere cinque generi. I bugi, che rappresentano solo sei dei 270 milioni di abitanti dell’Indonesia, è un popolo molto influente.
“I bugi hanno parole per cinque generi
che rappresentano cinque modi diversi di stare al mondo” spiega Sharyn Graham Davies, antropologa dell’Università Monash in Melbourne, Australia.
Nella società bugi, i generi makkunrai e oroani corrispondono ai concetti di donna cis e uomo cis in Occidente.
Il quinto genere è il bissu,
che non è né maschile né femminile ma rappresenta tutto lo spettro di genere. Mostrano la loro identità tramite il loro abbigliamento: spesso usano fiori, simbolo tradizionale femminile, ma portano la “daga keris” tipicamente maschile.
I calai e i calabai non hanno il concetto di essere nati in un corpo sbagliato: loro hanno la credenza di essere come sono perché così fu prescritto da Allah. Come ebbe occasione di verificare Davies, i calabai non si considerano donne anche quando si sottopongono a interventi cosmetici per apparire più femminili.
“I marinai europei scrivevano le loro riflessioni sulla diversità di genere nell’isola di Celebes già nel XVI secolo”, racconta Davies.
Nel 1848, il colonialista britannico James Brooke, osservò la assoluta uguaglianza sociale tra uomini e donne. Nel suo diario scrisse: “l’abitudine più strana che ho incontrato è che ci sono uomini che si vestono da donne e donne che si vestono da uomini; non in modo saltuario ma durante tutta la vita”
Un terzo genere conosciuto come waria
(acronimo di wanita, donna, e pria, uomo) è stato riconosciuto per molto tempo nelle società indonesiane.
Oggi, persone come Halilintar Lathief, artista, attivista e antropologa bugi, lotta per ravvivare la cultura bissu e calabai grazie alla sua organizzazione, “Latar Nusa”.