Uno studio pubblicato da JAMA Psychiatry – una rivista medica mensile pubblicata dall’American Medical Association – è uno dei primi a dimostrare l’impatto psicologico dei tentativi per cambiare l’identità di genere di una persona trans
L’esposizione alla “terapia di conversione o terapia ripartiva” – gli sforzi cioè di un professionista laico o religioso per cambiare l’identità di genere di una persona transgender – secondo uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry è associata a pensieri e tentativi di suicidio.
Il dottor Jack Turban, autore principale dello studio e medico in psichiatria presso la Harvard Medical School, ha affermato che è stato il primo studio “a dimostrare che i tentativi di conversione dell’identità di genere sono associati a esiti avversi di salute mentale, inclusi tentativi di suicidio”.
Turban ha affermato che precedenti studi, che mostravano gli effetti negativi della terapia di conversione, tendevano a dimostrare che la terapia riparativa fosse stata “usata” solo per cambiare l’orientamento sessuale di una persona e non la sua identità di genere.
Lo studio però dimostra quanto questo non sia assolutamente vero grazie sia all’enorme numero di persone che hanno risposto al sondaggio – oltre 27.000 – sia all’ampio raggio di lavoro dello studio.
Il settantuno percento degli intervistati ha ricordato di aver parlato con un consulente religioso o un terapista riguardo la propria identità di genere e di questi, circa il 20 percento ha affermato che queste interazioni hanno comportato tentativi di cambiare la propria identità di genere da transgender a cisgender.
“Il tasso di tentativi di suicidio tra persone transgender negli Stati Uniti è estremamente elevato, con il 41% che riferisce di aver avuto questa esperienza”, ha dichiarato il co-autore dello studio Dr. Alex Keuroghlian, direttore del National LGBT Health Education Center presso The Fenway Institute e Massachusetts General Hospital Psychiatry Gender Identity Program.
“Ciò che questo nuovo studio mostra è che le persone transgender che durante la loro vita sono esposte a terapie di conversione hanno più del doppio delle probabilità di tentare il suicidio rispetto a coloro che non hanno mai sperimentato gli sforzi dei professionisti per convertire la loro identità di genere”, ha detto.
Turban ha affermato che uno dei risultati più allarmanti dello studio è stato il rischio ancora più elevato di disagio psicologico per coloro che hanno riportato esposizione alla terapia di conversione durante l’infanzia. I risultati dello studio infatti dimostrano che coloro che sono stati sottoposti a una terapia ripartiva prima dei 10 anni hanno una percentuale di tentati suicidi quattro volte più alta alla popolazione transgender generale.
“Questo è importante perché alcuni esperti continuano a incoraggiare gli sforzi di conversione dell’identità di genere per i bambini piccoli”, ha dichiarato Turban in una nota. “Speriamo che i nostri risultati contribuiscano ai continui sforzi legislativi per vietare le terapie di conversione dell’identità di genere”.
Attualmente 18 stati degli USA vietano la pratica della terapia di conversione ai minori. E quasi tutte le principali associazioni sanitarie – tra cui l’American Medical Association, l’American Psychological Association e l’American Academy of Pediatrics – hanno denunciato la pratica.
“Il termine ‘terapia di conversione’ è un termine improprio”, ha osservato Keuroghlian. “Suggerisce che i tentativi di conversione siano una pratica terapeutica legittima, e invece stiamo capendo che questa pratica è associata a un aumento significativo del rischio di danno, tra cui grave disagio psicologico e potenzialmente tentativi suicidi fatali. “
Lo studio non ha riscontrato differenze nei risultati in base al fatto che lo sforzo di modificare l’identità di genere di una persona sia stato condotto da un consulente religioso o da un professionista. Secondo i risultati, la stragrande maggioranza delle terapie di conversione è condotta da professionisti come psicologi o counselors, e solo un terzo da religiosi.
“L’attuale formazione dei medici di salute mentale negli Stati Uniti di solito non include il supporto per l’affermazione di genere come curriculum standard”, ha detto Keuroghlian. “Speriamo che questo studio ispirerà i programmi di formazione clinica per rivedere i loro curricula standard.”
“Tutti i clinici devono essere istruiti su concetti e terminologia relativi all’identità di genere, su come lo stigma porti a problemi di salute mentale e su quanto oggigiorno le migliori pratiche per l’affermazione di genere che siano fondate su prove scientifiche e quindi affidabili”, ha aggiunto.
Quest’ultimo studio si basa su precedenti lavori pubblicati il mese scorso da Turban, Keuroghlian e dai loro colleghi che hanno scoperto che circa 200.000 persone transgender negli Stati Uniti sono state esposte alla terapia di conversione ad un certo punto della loro vita.